Baggio: due maglie, una città, zero Champions
Uno dei migliori calciatori italiani di sempre. Ha regalato magie con 7 squadre diverse, ha conquistato 2 scudetti, una coppa Uefa e un pallone d’oro. Protagonista in 3 mondiali, facendo sognare un paese intero nel 1994. Un campione immenso che non è riuscito nemmeno a sfiorare il più importante trofeo per club: quella Champions League che per buona parte della sua carriera era conosciuta semplicemente come Coppa dei Campioni.
Il soggetto in questione è Roberto Baggio. Lui la coppa dalle grandi orecchie l’ha disputata solo due volte, nella stessa città, ma con due maglie diverse: Milan e Inter. Per un totale di una serata magica e tanti bocconi amari.
Il Divin Codino è arrivato a disputare la coppa a 29 anni suonati, con la maglia del Milan. In realtà l’occasione per disputarla prima l’avrebbe avuta, avendo vinto lo scudetto con la Juventus nel 1995, al quinto anno di permanenza con i bianconeri. E fu l’ultimo. Baggio si svincolò e passò in rossonero, in una squadra che dopo il quarto posto nella stagione precedente e la sconfitta in finale di Champions con l’Ajax si ritrovò a disputare solo la Coppa Uefa. Il Milan 1995/96 con lui e con l’altro nuovo acquisto George Weah vince lo scudetto numero 15 e ritorna nel massimo torneo continentale. Il girone sulla carta è abbordabile: l’urna assegna al Milan il Porto, il Goteborg e il Rosenborg. 11 settembre 1996, prima gara di Baggio in Champions: Milan-Porto. Da dimenticare sia per il giocatore, praticamente anonimo, sia per la squadra, che soccombe a San Siro per 2-3. La seconda apparizione è di soli 17 minuti, a Trondheim contro il Rosenborg, per permettere la standing ovation a Marco Simone, autore di una tripletta spettacolare nel 4-1 finale ai norvegesi. Non convocato nella partita successiva a Goteborg, Baggio si rivede al 4° turno, nel match di ritorno con gli svedesi. Entra negli ultimi 25’ di partita e mette il suo primo sigillo in Champions, appoggiando in rete un bel suggerimento di George Weah su azione di contropiede all’ultimo minuto, per la rete che vale il 4-2 definitivo. 79 minuti senza incidere a Oporto nell’1-1 contro i portoghesi, infine l’ultima sfida del girone, contro il Rosenborg a giocarsi la qualificazione.
Alla vigilia della partita in casa Milan ci fu un vero e proprio ribaltone. La sconfitta subita a Piacenza la domenica fece saltare la panchina di Tabarez e al suo posto arrivò Arrigo Sacchi, che per giungere al capezzale rossonero abbandonò la Nazionale italiana. Contro i norvegesi basterebbe un pareggio, ma quel Milan era troppo frastornato. Baggio venne schierato dal primo minuto e sostituito nell’intervallo dal tecnico di Fusignano, dando vita da subito a un rapporto burrascoso che durerà tutto il resto della stagione e lo porterà a fare le valigie, destinazione Bologna. Per la cronaca il Rosenborg va a vincere a San Siro e pone fine all’avventura rossonera in Champions.
Baggio e la Coppa si rincontrano due anni dopo, questa volta il divin codino indossa la maglia dell’Inter. Subito protagonista nel preliminare, quando pennella per le reti di Zamorano e Ventola e segna un gol, quello del 4-0 stoppando palla di petto e infilandola al volo di sinistro nel palo più lontano. In ritorno in Lettonia è una formalità, Baggio mette lo zampino servendo da calcio d’angolo un pallone che Galante incorna in rete. Finirà 3-1 per i nerazzurri e facile qualificazione ai gironi. Il sorteggio regala all’Inter il Real Madrid, lo Spartak Mosca e lo Sturm Graz. Baggio salterà le prime quattro gare per infortunio. Si vedrà solo a partire dalla quinta, entrando a gara in corso contro il Real Madrid. E’ il 68’ e i nerazzurri stanno pareggiando 1-1. Il numero 10 entra al posto di Zamorano e cambia la storia della partita. All’86’ duetta con Simeone, entra in area e scarica un destro che supera Casillas. Al 90’ lanciato in profondità ancora da Simeone si ritrova a tu per tu col portiere, lo dribbla e insacca. L’Inter centra una vittoria storica e ottiene il pass per il turno successivo. Simoni, la cui panchina alla vigilia traballava, sembra essere salvo. Invece da lì a qualche giorno, nonostante un altro successo, stavolta in campionato con la Salernitana, verrà esonerato. Al suo posto Mircea Lucescu, che gli concede gli ultimi 20’ nella sfida a Graz contro lo Sturm. Baggio ne impiega dieci per segnare. Fissando il risultato sul 2-0 sfruttando una verticalizzazione di Zé Elias e incrociando di destro sull’angolo più lontano. Primo turno superato.
Ai quarti di finale, a marzo, il Manchester United. L’andata è un dominio dei Red Devils che vincono facilmente 2-0. Baggio stavolta è titolare ma non basta. E verrà sostituito sul finire di gara da un giovanissimo Pirlo. Non inciderà nemmeno al ritorno, dove giocherà tutti e 90 i minuti. L’1-1 mandò avanti la squadra di Ferguson, che andò poi a vincere la coppa alle spese del Bayern, in una delle finali più pazze della storia della competizione. Per Baggio fu l’ultima apparizione in Champions. Da lì fece giusto in tempo l’anno successivo a regalare la qualificazione alla sua Inter, segnando una doppietta al Parma nello spareggio di Verona. Ma il suo rapporto con Lippi fece si che il codino dovette prendere un’altra strada, quella di provincia verso Brescia, dove regalerà ancora perle per altri quattro anni, limitando la presenza europea all’Intertoto. Il suo ruolino complessivo in Champions è di 11 presenze e 5 reti. E la Coppa vista solamente da lontano.