Amarcord: 1955/1956, il Real Madrid di Di Stefano vince la prima edizione della Coppa dei Campioni

Amarcord: 1955/1956, il Real Madrid di Di Stefano vince la prima edizione della Coppa dei Campioni
domenica 1 novembre 2015, 12:00Primo Piano
di Maurizio Pilloni

Il 13 Dicembre 1954 allo stadio Molineux di Wolverhampton, davanti a 55000 spettatori, si giocò la grande sfida tra i padroni di casa del Wolverhampton, freschi campioni d’Inghilterra, e i campioni ungheresi dell’Honved, considerata all’epoca come la squadra più forte d’Europa. La sfida, attesissima e carica di grandi aspettative, fu considerata dagli inglesi come una sorta di rivincita dopo l’umiliazione patita l’anno prima dalla propria nazionale contro la grande Ungheria, che nel doppio confronto subì dapprima una sonora sconfitta per 3-6 a Wembley bissata poi da un umiliante 7-1 incassato a Budapest. Il compito per i “Lupi” appariva proibitivo perché tra le fila dell’Honved militavano fuoriclasse del calibro di Czibor, Kocsis, Boznik, Lorant senza dimenticare il grande Ferenc Puskas, uno dei giocatori più forti del mondo che di lì a qualche anno avrebbe fatto le fortune del Real Madrid.

La partita si giocò su un campo ricoperto di fango che limitò e non poco il tasso tecnico delle due squadre. Nonostante ciò i magiari ci misero appena un quarto d’ora per mostrare al pubblico inglese il proprio infinito talento andando a segno due volte, la prima con Kocsis bravo ad insaccare di testa una punizione del solito Puskas e la seconda con Machos, bravo a trafiggere il portiere Williams con un gran destro a completamento di una fulminea azione in contropiede. I Wolves, mai domi,  rifiutarono la resa senza combattere e schiacciarono l’Honved nella propria metà campo con questi ultimi costretti a giocare di rimessa e autori solo di qualche timido contropiede. A salvare la porta magiara fu il grande portiere Farago, autore nel primo tempo di numerosi interventi prodigiosi prima su Smith e poi su Wright. Nell’intervallo la strigliata del manager inglese Stan Cullis sortì l’effetto sperato, con i Wolves che nella ripresa rientrarono in campo con uno spirito rinnovato riaprendo subito il match grazie ad un rigore dubbio procurato e trasformato da Hancocks. Gli inglesi, spinti da un pubblico caldissimo, continuarono a spingere alla ricerca del pareggio che arrivò a quattordici minuti dal termine grazie a Swinbourne che con un grande colpo di testa battè l’incolpevole Farago. Il pubblico impazzì letteralmente di gioia e con il proprio incitamento spinse il Wolves alla ricerca del clamoroso sorpasso che arrivò a pochi minuti dal termine ancora con Swinbourne bravo a girare in rete un assist dalla sinistra di Smith.

La clamorosa vittoria del Wolverhampton esaltò e non poco i cosidetti “maestri del football”, che in quegli anni avevano dovuto ingoiare bocconi amarissimi come le due sorprendenti eliminazioni ai mondiali 1950 e 1954 e le già citate debaclè contro l’Ungheria. I toni più entusiastici furono quelli del Daily Mail, che inserì nella propria pagina sportiva un articolo firmato da David Wynne-Morgan che con grande sicurezza e modestia annunciava che “Adesso i Wolves possono dirsi Campioni del Mondo!” Tale affermazione non andò giù a Gabriel Hanot, giornalista francese dell’Equipè che dal suo giornale risposte per le rime agli inglesi affermando che quella contro l’Honved era solo una partita, peraltro giocata in casa, e che per sancire la squadra più forte d’Europa ci sarebbe voluto un torneo europeo dedicato alle squadre campioni nei rispettivi tornei nazionali. Si creò così una secca diatriba giornalistica senza esclusione di colpi sull’asse Londra - Parigi che avrebbe trovato la sua risoluzione l’anno successivo.

 

1955, nasce la Coppa dei Campioni d’Europa. Gabriel Hanot (1889 - 1968) fu da ragazzo un valido calciatore francese di ruolo difensore, che spese la quasi totalità della sua carriera nel Tourcoing, club francese che oggi milita in ottava divisione. Nel periodo antecedente la Prima Guerra Mondiale fu convocato dodici volte nella nazionale francese di cui fu anche capitano. Dopo il conflitto appese le scarpette al chiodo ed iniziò a lavorare come giornalista presso l’Equipè e France Football, due fra i giornali transalpini più importanti ed inoltre per un breve periodo fu anche commissario tecnico della sua nazionale, incarico dalla quale si dimise nel 1949 dopo una sonora sconfitta patita contro la Spagna. Hanot fu assoluto protagonista della diatriba sportiva con i giornalisti inglesi, sempre pronti ad incensare i propri club come i migliori al mondo. La fondazione della UEFA datata 1954, diede ai francesi l’occasione per risolvere la questione sul campo mediante l’istituzione di una nuova manifestazione sportiva che nelle loro intenzioni si sarebbe dovuta chiamare Coppa Europa. Inizialmente la UEFA, spalleggiata dalla FIFA e con il benestare della Federazione inglese, nel suo primo congresso respinse seccamente l’idea, ma non fecero i conti con la testardaggine di Gabriel Hanot, che in possesso di numerose ed influenti conoscenze nel mondo del calcio, in data 3 Aprile 1955 convocò a Parigi i rappresentanti di sedici fra le migliori squadre europee, tutte concordi con la creazione di questa nuova grande manifestazione. Tra le personalità più influenti che sostennero il progetto di Hanot vanno ricordate Gustav Sebes, padre della grande Ungheria, e Santiago Bernabeu, presidente del Real Madrid, quest’ultimo fortemente interessato a regalare prestigiose sfide internazionali alla propria formidabile squadra cui ormai i confini nazionali iniziavano ad andare stretti. Messa di fronte ad un progetto che si stava concretizzando e con il rischio che fosse gestito privatamente da terzi, la FIFA impose alla UEFA di farsi carico della nuova competizione che avrebbe preso il nome di Coppa dei Campioni, nome che fu scelto per non creare confusione con un altro progetto in cantiere, vale a dire quello di un campionato europeo per nazioni. La formula scelta per la competizione fu quella dell’eliminazione diretta con gare di andata e di ritorno ad eccezione della finale che si sarebbe disputata in campo neutro a Parigi mentre per quanto riguarda la selezione delle partecipanti si tenne conto in primis della lista stilata dall’Equipè con eventuali sostituzioni in caso di rinuncia. L’accesso alla competizione fu limitato ad una sola squadra per ogni federazione, scelta da queste ultime in base ai risultati nazionali, e che quindi non doveva essere necessariamente campione nazionale in carica, regola quest’ultima introdotta a partire dall’edizione 1956/1957. La Federazione Inglese rifiutò di partecipare, in quanto oltre a sentirsi offesa dalle polemiche dai cui era nata la competizione, non la riteneva all’altezza dei propri club, e per questo motivo fu sostituita dalla Federazione Polacca che iscrisse il Gwardia Warszawa, ritenuta all’epoca come la migliore squadra di Varsavia.

 

L’avvincente cammino verso Parigi. Alla prima edizione della Coppa dei Campioni parteciparono sedici squadre che diedero vita a trentuno incontri in cui vennero siglate la bellezza di 132 reti, per una media realizzativa di circa quattro goal a partita, fra le più alte fatte registare nella storia della competizione. Il primo calcio d’inizio fu dato il 4 Settembre 1955 a Lisbona nel match giocato tra i padroni di casa dello Sporting e il Partizan di Belgrado, terminato con un pirotecnico 3-3. Tra le squadre date alla vigilia come favorite spiccava il Real Madrid allenato da Josè Villalonga che nel primo turno si sbarazzò agevolmente degli svizzeri del Servette superati 0-2 in Svizzera e travolti con un sonoro 5-0 nel ritorno al Chamartin. Più complicato fu il turno successivo contro il Partizan, che seppur sconfitto a Madrid con un rotondo 4-0 al ritorno fece venire i brividi ai Blancos battuti con un sonoro 3-0 e vicinissimi alla grande quanto impronosticabile impresa. In semifinale i madrileni trovarono sulla propria strada il Milan di Puricelli che poteva vantare fuoriclasse del calibro di Nordhal, Liedholm e Schiaffino. Le due squadre diedero vita a due incontri meravigliosi terminati con una vittoria a testa (4-2 per il Real a Madrid e 2-1 per il Milan a Milano) che sancirono l’accesso del Real Madrid alla grande finale di Parigi. Ad attendere in finale i Blancos c’erano i francesi dello Stade de Reims che nel loro cammino verso Parigi si sbarazzarono nell’ordine di AGF Aarhus (2-0;2-2), Voros Lobogò (4-2;4-4) e Hiberian (2-0;1-0).

Alfredo di Stefano contro Raymond Kopa. La sfida tra Real Madrid e Stade de Reims mise di fronte due fra i giocatori più forti dell’epoca, vale a dire Alfredo di Stefano e Raymond Kopa. Di Stefano, argentino con passaporto spagnolo, è oggi considerato come uno dei giocatori più forti di tutti i tempi e all’epoca era l’indiscusso simbolo del Real Madrid, trascinato a suon di goal e giocate pazzesche alla conquista di svariati trofei sia in patria che in Europa. Il Real Madrid arrivò a quella finale dopo una stagione fin lì deludente fatta di un campionato concluso al terzo posto e vinto alla grande dall’Athletic Bilbao e dopo esser stato eliminato proprio dai baschi nella semifinale della Coppa del Generalisimo. Non fu migliore la stagione dello Stade de Reims che da campione di Francia in carica concluse il campionato con un mediocre decimo posto condito peraltro da una cocente eliminazione ai quarti di finale in Coppa di Francia. Tra i francesi brillava la stella di Raymond Kopa, straordinario esterno d’attacco che nel 1958 vinse anche il Pallone d’oro. La finale di Parigi fu l’ultima partita in maglia biancorossa per Kopa che l’anno successivo passò proprio al Real Madrid acquistato a suon di milioni dal presidente madrileno Santiago Bernabeu. Il francese resterà a Madrid per tre stagioni per poi fare ritorno proprio al Reims dove chiuse la sua carriera nel 1967.

 

13.6.1956, la grande finale del Parco dei Principi. Ad assistere alla prima finale di Coppa dei Campioni ci furono circa 38000 spettatori che riempirono il Parco dei Principi in ogni ordine di posto. Josè Villalonga, tecnico del Real Madrid, presentò per la finale una formazione molto offensiva per l’epoca che aveva come terminale offensivo il grande Di Stefano supportato sugli esterni da Francisco Gento e Hector Rial. A centrocampo giocarono Joseito, Marsal, il capitano Munoz e Zarraga, quest’ultimo fresco di rientro in campo dopo un gravissimo infortunio patito nella stagione precedente. In difesa trovarono spazio Atienza, Lesmes e Marquitos a protezione dell’estremo difensore spagnolo Josè Alonso. Il tecnico dei francesi, Albert Batteaux, per avere la meglio sui rivali spagnoli, puntò tutto sulla vena realizzativa del bomber Bliard, autore quell’anno di ben 19 reti, sostenuto in avanti da Templin e naturalmente Kopa. A centrocampo la scelta ricadde su Glowacki, Siatka, Leblond e Michel Hidalgo, quest’ultimo centrocampista dal talento immenso che fu anche un allenatore di grande talento passato alla storia per aver condotto la Francia di Platini e Tigana alla conquista del Campionato Europeo nel 1984. In difesa davanti al portiere Jacquet agirono Giraudo, Zimny e Jonquet.

La partita, spettacolare e ricca di colpi di scena, vide una partenza fulminea da parte dei francesi che nel giro di dieci minuti trovarono due volte la vita della rete, prima con Leblond (6’) poi quattro minuti più tardi con Templin che servito splendidamente da Hidalgo depositò il pallone in rete da pochi passi approfittando del clamoroso errore in uscita di Alondo. Nonostante il doppio svantaggio e una situazione di grandissima difficoltà, i Blancos riuscirono a rialzare la testa trascinati dal proprio condottiero Di Stefano che al 14esimo capitalizzò al meglio uno splendido filtrante di capitan Munoz siglando il goal dell’1-2. Il goal ravvivò ulteriormente gli spagnoli che misero alle corde lo Stade de Reims che alla mezzora subì il pareggio ad opera di Rial, eccezionale nel capitalizzare un cross dalla destra di Marsal. Il primo tempo si concluse sul 2-2 e la ripresa si aprì con il Real a fare la partita e il Reims chiuso a catenaccio pronto a ripartire in contropiede. Su una di queste temibili ripartenze Hidalgo con un magistrale colpo di testa trovò al minuto sessantadue il nuovo vantaggio francese, facendo esplodere di gioia il pubblico del Parco dei Principi, in gran parte schierato con lo Stade de Reims. Come già accaduto nella prima frazione, anche dopo questo secondo svantaggio fu Alfredo Di Stefano a prendere in mano i suoi e a trascinarli verso il successo. Il Real alzò notevolmente il proprio baricentro e schiacciò la difesa francese che riuscì a reggere solo cinque minuti perché al 67esimo fu il centrale difensivo Marquitos, per l’occasione vero rapace d’area, a siglare il goal del pari su assist di Joseito. In una girandola di emozioni senza fine l’ultimo e decisivo sussulto fu di marca madridista con Rial che al minuto settantanove siglò da pochi passi la rete decisiva che consegnò al Real Madrid la sua prima storica Coppa dei Campioni. L’immagine del capitano delle Merengues, Munoz, che alza al cielo il trofeo affiancato dal Presidente Bernabeu resta una delle più significative ed emozionanti di questa prima edizione della Coppa dei Campioni, vinta con merito da un Real Madrid che da lì in poi avrebbe aperto un ciclo vincente fatto di cinque Coppe dei Campioni vinte consecutivamente, un record ancora oggi imbattuto. Il simbolo indiscusso di quella vittoria fu senza dubbio Alfredo Di Stefano, che vinse il confronto diretto contro Kopa consacrandosi come il giocatore più forte del mondo.

 

13.6.1956: Real Madrid - Stade de Reims 4-3

Real Madrid: Josè Alonso, Atienza, Marquitos, Lesmes, Munoz, Zarraga, Joseito, Marsal, Rial, Gento, Di Stefano. All. Josè Villalonga Llorente

Stade de Reims: Jacquet, Zimny, Giraudo, Jonquet, Leblond, Siatka, Hidalgo, Glowacki, Kopa, Bliard, Templin. All. Albert Batteaux.

Arbitro: Arthur Edward Ellis

Reti: 6’Leblond, 10’Templin, 14’Di Stefano, 30’Rial, 62’Hidalgo, 67’Marquitos, 79’Rial.

Spettatori: Parco dei Principi (38239)

Maurizio Pilloni - TuttoChampions.it