2006-07: La vendetta di Super Pippo

2006-07: La vendetta di Super PippoTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Alberto Fornasari
lunedì 9 maggio 2011, 09:00Storia della Champions
di Oreste Giannetta

Non si può pensare al 2006 senza un accenno allo scandalo di Calciopoli e al mondiale tedesco. Il calcio italiano ne esce con le ossa rotte a livello dirigenziale, prima di prendersi la sua grande rivincita sul campo col quarto titolo mondiale. Le ripercussioni arrivano fino in campo internazionale, visto che rivoluzionando le posizioni in classifica cambiano anche le partecipanti. La Juventus, da campione d’Italia si ritrova retrocessa in B. Il Milan, da secondo passa a terzo dietro a Inter e Roma ed è costretto ai preliminari. C’è poco tempo per preparare la sfida con la Stella Rossa, ma ci pensa Inzaghi, con un gol per tempo, a scacciare la paura. La quarta italiana è a sorpresa il Chievo, ma i veronesi si dimostrano impreparati a questa situazione, cedendo nettamente al Levski Sofia, per poi non riuscire a rimontare al Bentegodi. La vittima più illustre dei preliminari è però l’Ajax, che fatica ancora a tornare ai fasti di un tempo e viene eliminato dai danesi del Copenaghen. Tutto facile, invece, per Arsenal, Benfica,Shakhtar e Lille, mentre il Valencia deve rimontare in casa la sconfitta dell’andata a Salisburgo. Fatica un po’ anche il Liverpool, contro gli israeliani del Maccabi Haifa, e si rivede l’Amburgo, che ha la meglio sull’Osasuna dopo due pareggi.
Al primo turno le italiane non brillano, ma passano compatte. L’Inter, che in campionato sta dominando senza ostacoli, cede il primo posto al Bayern Monaco, ma non ha problemi contro Spartak Mosca e Sporting Lisbona. Stessa situazione per la Roma, alle spalle del Valencia, ma ben lontana da Shakhtar e Olympiakos. L’unico a vincere il girone è dunque il Milan, che però una volta qualificato si fa battere da Lille e Aek Atene, arrivate alle sue spalle e davanti all’Anderlecht. Gli altri raggruppamenti si occupano solo di confermare i pronostici. Tutto facile per Celsea e Barcellona, davanti al Werder Brema, per Liverpool e PSV, per Lione e Real Madrid e per Arsenal e Porto, che costringono il CSKA Mosca a riporre le sue ambizioni. L’unica mezza sorpresa arriva dal girone dominato dal Manchester United, dove il Celtic strappa la piazza d’onore al Benfica.
Proprio il Celtic è l’avversario del Milan agli ottavi, ma chi crede che il sorteggio sia stato benevolo coi rossoneri si deve ricredere, perché gli scozzesi riescono ad imbrigliare le manovre degli uomini di Ancelotti, portandoli fino ai supplementari. Alla fine è una magia di Kakà all’inizio dei supplementari a spezzare l’equilibrio. Da Roma e Inter arrivano invece sorprese, sia positive che negative. Dopo lo 0-0 dell’Olimpico i giallorossi sembrano sfavoriti nel confronti dell’ambizioso Lione, ma Totti e Mancini freddano i francesi a domicilio riportando la Roma tra le prime otto squadre d’Europa a 24 anni dall’unica volta. Chi delude è invece l’Inter di Mancini, che nemmeno una volta spianata la strada in campionato riesce a sfatare il tabù europeo. I nerazzurri si fanno imporre il pari casalingo dal Valencia, che rimonta due volte le rete di Cambiasso e Maicon, per poi non sbloccare il punteggio al Mestalla e finire il loro cammino con un’ingloriosa rissa che porta a pesanti squalifiche. Sugli altri campi, mentre il Manchester United non deve nemmeno sudare per passare contro il Lille, saluta l’Arsenal, beffato nel finale dal PSV. Il Chelsea di Mourinho, invece, ritrova ancora una volta sulla sua strada il Porto, che deve arrendersi dopo aver sognato il colpaccio con Quaresma. I due big match degli ottavi sono però sicuramente quelli che vedono impegnate le due grandi di Spagna, entrambe eliminate. Il Barcellona cede in rimonta al Camp Nou contro un Liverpool che si riscopre grande, per poi vincere inutilmente ad Anfield. Il Real Madrid batte il Bayern Monaco al Bernabeu, ma la rete di Van Bommel nel finale risulta decisiva per la rimonta che si concretizza all’Allianz Arena.
I quarti di finale sembrano sancire il dominio del calcio inglese, una sorta di revival degli anni Settanta-Ottanta. Il Liverpool non lascia scampo al PSV, eliminato con un totale di 4-0. Il Chelsea si impone al Mestalla con la rete di Essien all’ultimo minuto ed evita i supplementari. Il Manchester United, dopo aver perso all’Olimpico di misura e aver fatto sognare la Roma, all’Old Trafford offre una prova di forza epocale, travolgendo i malcapitati giallorossi per 7-1 e candidandosi come squadra da battere. Unica squadra rimasta ad opporsi allo strapotere inglese è il Milan, che a San Siro continua a balbettare, facendosi imporre il 2-2 dal Bayern. A Monaco è però tutta un’altra storia, perché Seedorf e Inzaghi sbrigano la pratica già nella prima mezzora.
Non basta però la buona prova dell’Allianz Arena per far sperare in una finale che per la prima volta non sia tutta inglese. Tanto più che l’avversario della semifinale è quel Manchester United che ha appena giustiziato la Roma. All’Old Trafford Cristiano Ronaldo segna dopo cinque minuti e c’è chi teme un replay della goleada. Non andrà così, perché già prima dell’intervallo Kakà si conferma l’uomo in più dei suoi andando a segno due volte e impaurendo il pubblico di casa. Ci pensa poi un Rooney altrettanto straordinario nella ripresa, con altrettante reti che danno il successo ai Red Devils. A Milano, però, gli inglesi si sciolgono come neve al sole già nella prima mezzora, come il Bayern nel turno precedente. Sono Kakà e Seedorf ad affondare Ferguson, prima del sigillo di Gilardino nella ripresa. Il Milan torna in finale e di fronte si ritrova proprio il Liverpool, che ha la meglio nuovamente sul Chelsea dopo altre due gare tiratissime. Entrambe vincono per 1-0 sul proprio terreno, ma i calci di rigore, ad Anfield, premiano i Reds.
Ad Atene, dunque, dopo appena due anni, il Milan ha subito l’occasione per vendicarsi della bruciante beffa di Istanbul. I rossoneri si presentano con ben sette uomini già titolari allora. Le novità sono Oddo e Jankulovski sulle fasce in difesa, Ambrosini a dar più sostanza al centrocampo e Inzaghi stavolta presente e carico, dopo un ottimo finale di stagione. L’uomo più atteso è comunque Kakà, capocannoniere del torneo e Pallone d’Oro a fine anno. All’opposto la situazione del Liverpool, che in due anni ha cambiato moltissimo e conta su soli quattro reduci. Il capitano Gerrard su tutti, con lo scudiero Carragher, il regista Xabi Alonso e Riise spostato terzino a completare il quartetto. Le novità maggiori sono il portiere Reina, erede di Dudek, il mediano argentino Mascherano, arrivato a gennaio, e l’olandese Kuyt schierato centravanti.
Il primo tempo scorre via senza sussulti, ma prima di rientrare negli spogliatoi ecco il colpo di scena. Una punizione di Pirlo viene deviata fortunosamente con la spalla da Inzaghi, piazzato a disturbo della barriera. Nella ripresa tocca al Liverpool fare la partita, ma il Milan chiude tutti i varchi anche perché i Reds appaiono poco incisivi, pure dopo l’entrata in campo di Kewell e Crouch. Chi invece incide come una lama nel burro è ancora una volta Pippo Inzaghi, che a otto minuti dal termine brucia la difesa avversaria scattando sul filo del fuorigioco su un passaggio di Kakà e beffa Reina facendogli passare la palla sotto il corpo da posizione angolatissima. Solo a questo punto gli inglesi si gettano in avanti sul serio. Dida si oppone a Crouch, ma non può nulla sul colpo di testa ravvicinato di Kuyt che riapre i giochi a un minuto dal novantesimo. Il timore di un’altra beffa serpeggia tra la tifoseria rossonera, ma i miracoli non si ripetono. Non bastano i tre minuti di recupero per pareggiare e al triplice fischio il Milan può festeggiare la sua settima Coppa, cancellando Istanbul e confermando ai vertici il calcio italiano, nonostante scandali e polemiche.