Vigilia di Juventus-Milan: Sergio Conceicao, devi diventare lo psicologo del Diavolo. E risolvere il dilemma dei "buchi" difensivi...
Diversi – e forse più complessi rispetto a quelli della Juventus – sono i problemi del Milan. La vittoria di Como, ottenuta in rimonta, non deve illudere: la squadra ha ancora molte lacune da colmare, tanto che il tecnico Sergio Conceicao ha dichiarato di considerare non soddisfacente la – pur vincente – prestazione offerta contro i lariani.
Problema numero uno del Diavolo: l'approccio alle partite
Due sono fondamentalmente i nodi da risolvere: il primo riguarda l’atteggiamento mostrato dai rossoneri soprattutto nei primi tempi delle partite. Si tratta di una “tara” emersa già sotto la gestione di Paulo Fonseca: a volte Leao e compagni “aggrediscono” il match e, con grinta e personalità, si insediano nella metà campo avversaria fino a che non riescono a trovare il vantaggio. Ma – diverse – altre volte (specialmente in trasferta) approcciano le gare in maniera molle e poco convinta, puntando sul gioco di rimessa e aspettando gli eventi. In campionato questa mancanza di intraprendenza è costata tantissimi punti (si ricordino le sfide di Parma, di Cagliari, di Firenze, ma anche la scialba prestazione fornita a San Siro contro il Genoa). Così come in Champions League: a Leverkusen, ad esempio, il Milan ha dovuto incassare la rete avversaria per alzare significativamente il baricentro e reagire con veemenza, mettendo a ferro e fuoco nell’ultima mezz’ora (peraltro senza risultati) la retroguardia teutonica.
Insomma, bisogna lavorare sulla personalità e sull’autoconsapevolezza dei singoli e del collettivo. E uno come Sergio Conceicao, a ben vedere, è l’uomo giusto per aiutare i giocatori a invertire il trend psicologico.
Problema numero due: la vulnerabilità difensiva
Seconda questione: la vulnerabilità difensiva. Contro il Como, e prima ancora contro il Cagliari e contro l’Inter in Supercoppa (ma è una costante che si ripropone dell’inizio della stagione), il Milan ha dimostrato scarso equilibrio tra fase offensiva e fase difensiva. I rossoneri sono pericolosi quando attaccano (soprattutto se possono usufruire di spazi larghi), ma se perdono palla e incassano le ripartenze avversarie risultano decisamente troppo esposti. Bisogna capire se si tratta di un problema di posizionamento della linea difensiva (troppo alta?) o di movimenti e di letture effettuate nelle varie situazioni dai difensori, a livello individuale e di reparto. Quel che è certo è che il Milan non può permettersi di incassare gol come quello preso contro lo Slovan Bratislava (fuga in campo aperto, dalla propria trequarti, di un attaccante avversario lasciato libero di involarsi verso Maignan). Troppo spesso basta un’imbucata, un cambio di gioco o una verticalizzazione eseguita coi tempi giusti per mandare a carte quarantotto la retroguardia rossonera.
Senza equilibrio e solidità, tanto in Italia quanto in ambito internazionale, non si va da nessuna parte.