Il dilemma-Erling Haaland: forte con i deboli e debole con i forti? Non è proprio così, ma...

Il dilemma-Erling Haaland: forte con i deboli e debole con i forti? Non è proprio così, ma...TUTTOmercatoWEB.com
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Ieri alle 21:17Champions Insights
di Matteo Bordiga

Si può forse discutere un calciatore che, di fatto, dal 2019 nella sua carriera mantiene la media di un gol a partita? Un attaccante che, con la maglia del Manchester City, ha realizzato complessivamente, in tutte le competizioni, la bellezza di 103 reti in 110 presenze?

I numeri del norvegese mettono tutti d'accordo

La risposta, naturalmente, è no. Perché Erling Haaland, coi suoi numeri (ma non solo), mette tutti d’accordo: è il più micidiale stoccatore e finalizzatore attualmente in circolazione. E forse è già, considerando che ha solo 24 anni, uno dei più grandi bomber in assoluto della storia. Però si possono fare delle considerazioni “a latere” per capire che il fenomeno norvegese, contrariamente a quanto dicono le statistiche, di margini di miglioramento ancora ne ha.

Haaland soffre le sfide contro i top team?

Specie negli ultimi due anni abbiamo assistito a segnature, da parte di Haaland, che sfidavano le leggi della fisica (vedi l’ultimo gol siglato in Champions League contro lo Sparta Praga). Il “vichingo bionico” buca le porte avversarie in ogni modo: di testa, di sinistro, (qualche volta) di destro, di prepotenza, di rapina, in acrobazia. Eppure c’è un ma. Qualcuno accusa il buon Erling di scatenarsi sistematicamente contro avversari di livello medio – e comunque nettamente inferiore a quello del suo City – per poi risultare meno decisivo quando gioca contro i top team. Questa teoria riposa soprattutto su due indizi: il fatto che in quattro gare il norvegese non abbia mai trovato la via del gol contro il Real Madrid e le sue prestazioni deludenti nelle due sfide disputate contro l’Inter (tra cui la finale di Champions del 2023).

A parziale giustificazione di Haaland va detto che contro il Real, specie nella semifinale del 2023, le occasioni da rete non gli sono certo mancate. Banalmente, si è imbattuto in un Courtois mostruoso che gli ha ripetutamente negato il gol. Un po’ più fumoso, invece, è apparso nelle due trasferte al Bernabeu.

Il bomber scandinavo in certe gare "paga" la filosofia del City

Contro l’Inter, invece, il biondo scandinavo ha patito il tipo di gioco propugnato dal suo tecnico e portato all’estremo dai Citizens: palleggio reiterato alla strenua ricerca di un’imbucata in area, senza mai alzare la sfera. Lo strapotere fisico di Haaland, imbrigliato nella morsa di una difesa attenta e piuttosto bassa come quella nerazzurra, è valso a poco a fronte della penuria di palloni che sono giunti delle sue parti. È più “facile” controllare il norvegese se non gli vengono mai serviti dei cross o dei palloni in verticale che gli consentano di sfruttare la sua velocità in allungo.

Erling Haaland rimane un centravanti portentoso. Anche lui però, giocoforza, ha dei piccoli limiti legati alla sua struttura fisica e alle sue caratteristiche tecniche. Come qualunque essere umano che abbia mai calciato un pallone.