Roberto Mancini e il sogno spezzato da Koeman

Roberto Mancini e il sogno spezzato da KoemanTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
lunedì 23 maggio 2011, 08:00Campioni senza Coppe
di Gaetano Mocciaro

Roberto Mancini appartiene al club dei fuoriclasse che non ha mai sollevato la Coppa dei Campioni/Champions League, anche per il fatto di averci partecipato in appena due occasioni. Il che suona quasi come eresia trovandoci di fronte a uno dei calciatori europei più forti degli ultimi trent’anni. Un calciatore penalizzato fortemente dall’aver speso la quasi interezza della carriera nella Sampdoria, in un periodo in cui nel principale torneo continentale poteva accedervi solo la squadra vincitrice dello scudetto.

L'attaccante di Jesi riuscì nell’impresa di regalarne uno ai blucerchiati, nel 1991. Era la Samp di Paolo Mantovani presidente, Vujadin Boskov allenatore e i gemelli del gol Vialli-Mancini in attacco. Quella squadra sebbene considerata un’outsider, si era conquistata negli anni precedenti una grande considerazione a livello europeo, conquistando due finali consecutive di Coppa delle Coppe vincendone una, proprio l’anno prima del tricolore. Il "Mancio", arrivato a Genova nel 1982 era il capitano e leader di quel gruppo, che si apprestava ad accedere al torneo dei campioni con l’idea di far sua la coppa al primo tentativo. L’inizio fu travolgente, con i norvegesi del Rosenborg spazzati via a Marassi per 5-0. Mancini nel ritorno a Trondheim segna il suo primo gol in Coppa dei Campioni su calcio di rigore. Superato con difficoltà il secondo turno ai danni degli ungheresi dell’Honved, la Coppa dei Campioni in quell’anno apporta una prima novità che si rivelerà il primo passo verso quella che tutti conosciamo come Champions League, ossia la fase a gironi. I blucerchiati pescano il Panathinaikos, l’Anderlecht e i campioni in carica dello Stella Rossa. Chi vince il raggruppamento accede direttamente in finale. Le prime tre partite si chiudono con un bilancio di una vittoria, un pareggio e una sconfitta, con la Samp che rischia fortemente l’eliminazione. Mancini è ancora a secco, ma nella fase decisiva eccolo spuntare: contro l’Anderlecht prima centra un palo, che Attilio Lombardo ribadisce in rete, poi proprio su assist di Lombardo anticipa il suo gemello Vialli e al volo supera il portiere belga per il 2-0 definitivo. Alla quinta giornata si va a giocare sul campo neutro di Sofia contro lo Stella Rossa capolista e lì i doriani compiono il capolavoro: sotto di un gol per una punizione vincente di un certo Sinisa Mihajlovic, che da lì a qualche anno diventerà una colonna proprio della Samp, i blucerchiati si rimboccano le maniche e ribaltano il risultato grazie a Katanec e a un’autorete. A mettere il sigillo proprio il capitano, che arpiona in area un suggerimento di Vialli, si libera di un difensore e scarica in rete: 3-1. Alla Samp così basta solo un punto col Panathinaikos per accedere in finale. E punto è, grazie ancora a Roberto Mancini: sullo 0-1 per i greci il numero dieci riceve in profondità un pallone che addomestica spalle alla porta, prima di girarsi e scaricare un destro che spera il portiere sul primo palo: la Sampdoria è a Wembley e se la vedrà col Barcellona, che solo 3 anni prima diede un dispiacere in finale di Coppa delle Coppe a Berna. La Samp parte forte, gioca bene, meglio dei catalani. Mancini illumina e suggerisce, ma Vialli e Lombardo sprecano i suoi assist. La partita si trascinerà fino ai supplementari e al 111’ un calcio di punizione dal limite di Ronald Koeman sancisce la fine di un sogno. Il tiro dell’olandese è di una violenza inaudita e si infila nell’angolino più lontano.

La Samp di Mantovani su quel campo chiude un’era: Vialli andrà alla Juventus, Mancini resta e si porta in spalla i blucerchiati fino al 1997, quando a 33 anni prova l’avventura in una “grande” e si accasa alla Lazio. Con i biancocelesti vincerà una Coppa Italia e una Coppa delle Coppe, l’ultima prima della chiusura definitiva della manifestazione. Proprio al suo ultimo anno di carriera arriva la chance di giocarsi la Champions League, otto anni dopo. La Lazio arrivata seconda in campionato accede direttamente ai gironi. Il numero dieci ormai ha un impiego part-time, tuttavia viene impiegato 9 volte, senza riuscire ad andare a segno. I biancocelesti dopo aver superato di slancio i due gironi esce di scena ai quarti di finale contro il Valencia. Nella gara di ritorno contro gli spagnoli Mancini gioca gli ultimi scampoli di Champions League, subentrando a Pancaro al 76’. Non essendoci riuscito come calciatore il Mancio prova a vincere la Champions come allenatore: con Lazio e Inter finora gli è andata male. Il tempo, però, è dalla sua parte e il prossimo anno col ricchissimo Manchester City ci riproverà.