Bologna, un ko da accantonare senza drammi. E una riflessione: non è forse giunta l'ora di valutare l'espulsione a tempo?

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di Matteo Bordiga

Resettare e ripartire. Senza colpo ferire.

Il Bologna veniva da una serie di buoni risultati e di ottime prestazioni

Una sconfitta come quella di ieri sera non può e non deve arrestare il processo di crescita del Bologna di Vincenzo Italiano. La formazione felsinea in serie A non perdeva praticamente da tre mesi e, soprattutto, nell’ultimo periodo aveva ritrovato, oltre ai punti, anche i gol, ovvero ciò che più di ogni altra cosa le era mancato (sia in Italia che a livello internazionale) nello scorcio iniziale di questa stagione. La rinnovata vena realizzativa dei rossoblù, per lungo tempo abili nel tessere l’azione ma molto meno a finalizzarla, guarda a caso era coincisa con ottimi risultati ottenuti nelle scorse settimane sia in casa che in trasferta.

A Roma sconfitta (quasi) indolore: in dieci contro undici c'era una montagna da scalare

L’inciampo dell’Olimpico contro la Lazio, per quanto roboante nei numeri (uno 0-3 dà sempre fastidio), non deve preoccupare più di tanto. Fino all’episodio-chiave dell’espulsione di Pobega sul finire del primo tempo, infatti, Orsolini e compagni avevano pienamente tenuto testa a una Lazio propositiva e ben organizzata. Anche nel secondo tempo, in dieci contro undici, il Bologna ha mantenuto dei buoni equilibri in campo, crollati solo quando, a metà frazione, Gigot ha trovato lo spiraglio giusto per portare in vantaggio i capitolini. Da lì gli emiliani hanno perso fiducia e convinzione e, praticamente, la partita è terminata. È dunque senz’altro vero che, sul fronte offensivo, i vari Castro e Karlsson non hanno prodotto praticamente nulla, ma in inferiorità numerica per quasi un’ora era estremamente difficile proporre il consueto calcio manovrato e avvolgente che contraddistingue la compagine di Italiano.

Ormai è giunta l'ora di sperimentare l'espulsione a tempo

Un’ultima, sommessa osservazione: nel calcio moderno, in cui fisicità, corsa e copertura del campo contano così tanto, restare in dieci contro undici equivale, in un buon novanta per cento dei casi, a perdere la partita. È forse giunta l’ora, almeno per i doppi gialli (quindi in presenza di falli non necessariamente violenti o pericolosi per l’incolumità degli avversari), di valutare l’opzione - già qualche volta timidamente ventilata - dell’espulsione a tempo. Venti minuti, mezz’ora, quaranta minuti lontano dal terreno di gioco per il calciatore sanzionato? Lo decidano gli organi preposti a stabilire eventuali variazioni del regolamento. Ma è sempre più difficile accettare l’idea che un incontro di calcio venga, di fatto, deciso dopo quindici o venti minuti da un doppio giallo, magari sventolato per due banali falli tattici o per proteste.