L'Atalanta prima era una Venere di bellezza. Ora è una Dea assoluta, e nulla le è precluso

L'Atalanta prima era una Venere di bellezza. Ora è una Dea assoluta, e nulla le è preclusoTUTTOmercatoWEB.com
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Ieri alle 20:45Champions Insights
di Matteo Bordiga

L’Atalanta ieri, a Parma, ha mostrato le sue due facce. Che la rendono, ormai ufficialmente, una Dea assoluta.

Nel primo tempo la solita Atalanta "totale" e magnifica

La prima è quella ormai vecchia, che conoscevamo da anni, esibita nel primo tempo e sfociata in uno show calcistico impareggiabile (almeno a livello nazionale). I bergamaschi hanno approcciato la sfida del Tardini, potenzialmente molto insidiosa perché il Parma era in cerca di riscatto e di continuità di risultati, con la ferma volontà di dominarla e di chiuderla fin dai primi minuti. E hanno dispiegato tutto il proprio arsenale tecnico-tattico, puntando su un recupero della palla – come al solito – molto alto, su un ritmo travolgente e sull’estrema qualità delle loro giocate offensive, che coniugano a meraviglia la geometrica armoniosità degli schemi gasperiniani con l’estro individuale dei singoli interpreti.

Il Parma ben poco ha potuto: nella prima frazione di gioco si sono contate almeno sette-otto palle gol nitidissime per gli ospiti, al netto delle due reti messe a segno da Retegui e da Ederson. Insomma, la solita Dea bella da morire, che trova il tempo per colpire e anche quello per rimirarsi allo specchio in tutto il suo splendore. Una Dea che rapisce i sensi con la sua sinfonia estetica ai limiti della perfezione.

Ripresa gestita da (grande) squadra matura e consapevole

Nella ripresa abbiamo apprezzato la seconda faccia degli orobici, quella sdoganata relativamente di recente. La faccia che, in certe circostanze, la squadra che vuol davvero dirsi “grande” deve saper mostrare. Dopo il gol dell’1-2 di Cancellieri, che ha rimesso in carreggiata un Parma coraggioso e mai domo, Ederson e compagni hanno saputo attraversare con saggezza e lucidità tattica il momento più complicato del match, anestetizzando il ritorno di fiamma dei ducali e, quando necessario, amministrando il gioco. Una fase di “gestione” matura e consapevole, culminata poi – non appena l’undici di Gasp è tornato a premere sull’acceleratore – nel gol mortifero del 3-1 di Ademola Lookman che ha definitivamente chiuso i conti.

Questa capacità di lettura e interpretazione dei vari frangenti della partita è una prerogativa solo dell’ultima Atalanta di Gasperini, che ora sa non solo incantare ma anche indirizzare la gara a proprio piacimento, controllandola e “congelandola” quando necessario. Per poi azzannare nuovamente la preda nell’istante in cui quest’ultima abbassa le difese.

L'ultimo step verso lo scudetto

È questo l’ultimo step, ormai compiuto, per trasformarsi da Venere di bellezza a Dea assoluta. È l’ultimo step, come insegna la storia del nostro campionato, per vincere lo scudetto.