La discesa agli Inferi del City pare senza fine. E a condannare Pep sono sempre le stesse lacune...
Un’agonia infinita.
Il City cade sempre nelle stesse ingenuità
Questo Manchester City sembra non imparare mai dai propri errori. Anzi, in ogni partita commette gli stessi identici strafalcioni che, puntualmente, finiscono per costargli la sconfitta. Non è certo un caso se ultimamente, anche dopo essersi (almeno in parte) ripresa dalla crisi nerissima di novembre-dicembre 2024, la formazione di Guardiola ha sempre avuto la peggio negli scontri con formazioni di alto livello. In altri termini: quando la qualità tecnica degli avversari è elevata e, soprattutto, il loro potenziale offensivo è superiore alla media, Gvardiol e compagni vanno letteralmente in tilt. Perché il City continua ancora oggi a creare occasioni da rete e, potenzialmente, è sempre in grado di segnare due o tre gol a partita… Ma il problema è che ne subisce puntualmente almeno tre o quattro. E sempre, peraltro, nella stessa maniera: quando viene (contr)attaccato negli spazi in campo aperto. Da questo punto di vista, il clamoroso 4-2 subito ieri a Parigi dal PSG parla chiarissimo.
Indice puntato contro la difesa alta di Guardiola
La sensazione è che Guardiola, per non snaturare la sua filosofia, abbia spinto all’estremo la vocazione dei Citizens a dominare la gara col palleggio e col pressing aggressivo da attuare una volta perduta la sfera, mantenendo sempre una difesa altissima e, di conseguenza, pericolante. Ecco, proprio la difesa alta sembra essere ormai un lusso che i Campioni d’Inghilterra non si possono più permettere. Perché non hanno più la velocità di un tempo nel recuperare la palla quando la perdono nella metà campo avversaria, perché gli equilibri a centrocampo con l’assenza-chiave di Rodri non sono quelli collaudati e oliati di uno o due anni fa e perché i difensori commettono errori marchiani nel “leggere” o nel rintuzzare le iniziative degli attaccanti rivali. Soprattutto in fase di ripartenza e di transizione.
Sembra incredibile dover sottolineare sempre gli stessi errori tecnico-tattici dei celesti di Manchester. Il grande guaio è che, essendosi abbassato in maniera esponenziale il rendimento di tutta la squadra, l’attacco non riesce più a sopperire (con l’esplosiva brillantezza che fu) alle oggettive lacune della retroguardia, intesa sia come singoli interpreti che come intero reparto.