Toh, il Bologna si riscopre cinico e concreto: ottimo viatico per la Champions. Ma la Roma è un pianto greco
Il Bologna, dopo l’inciampo (parzialmente immeritato) in Champions League contro il Monaco, ritrova la vittoria in campionato approfittando del momento drammatico della disastrata Roma di Ivan Juric (esonerato subito dopo il fischio finale). E soprattutto i felsinei dimostrano che il problema principale che li aveva attanagliati nella prima parte della stagione, ovvero quello del gol, è stato (forse) definitivamente risolto.
Finalmente i felsinei hanno ritrovato concretezza in fase realizzativa
Le tre reti segnate all’Olimpico contro i giallorossi, sommate ai due gol di Cagliari e alla rete che aveva consentito di piegare in casa il Lecce, certificano una ritrovata prolificità che potrebbe essere davvero la chiave di volta dell’annata bolognese. Se infatti fino a questo momento Orsolini e compagni erano parsi in grado di sviluppare un buon calcio più o meno su tutti i campi d’Italia e d’Europa (emblematiche le cinque limpide palle-gol costruite a Anfield contro il Liverpool), senza però riuscire a tramutarlo in soldoni, la gara dell’Olimpico ci ha restituito una squadra sempre brillante e propositiva, ma in più anche cinica.
Quanto ha inciso la gentile collaborazione di una Roma in disarmo?
La buona notizia per Vincenzo Italiano è che domenica scorsa gran parte degli uomini del reparto avanzato hanno timbrato il cartellino: da Castro a Karlsson, passando per il solito Orsolini. A onore del vero, il Bologna ha trovato enormi spazi dalla cintola in su anche per demerito di una Roma ormai sfaldata e senza identità, tatticamente confusionaria e tragicamente incapace di mantenere alta la concentrazione per tutti i novanta minuti. Però, al netto delle mancanze altrui, va dato atto all’undici emiliano di aver sensibilmente migliorato, nelle ultime tre partite di campionato, il rapporto tra occasioni create e gol realizzati. Una svolta che potrà tornare molto utile anche in Champions League, competizione comunque da onorare (e da gustare) fino in fondo nonostante le ormai scarsissime chance di qualificazione agli ottavi di finale.