Milan, un pasticciaccio brutto in cui nessuno è senza peccato, dall'allenatore alla società ai giocatori
È finita come peggio non si sarebbe potuto immaginare. Con la società che ha mandato in conferenza stampa, subito dopo la partita pareggiata a San Siro contro la Roma, un allenatore di fatto già esonerato.
Non è semplice azzardare un bilancio della gestione Fonseca al Milan. E ancora più difficile appare individuare con chiarezza dove finiscano le responsabilità di società e giocatori e inizino quelle del tecnico portoghese. Di certo la classifica non sorride ai rossoneri: le troppe sconfitte stagionali e le numerose prestazioni poco convincenti (soprattutto dalla cintola in giù, ovvero in fase difensiva) tra campionato e Champions League hanno indotto il club a voltare pagina.
Il tallone d'Achille del Milan è la fase difensiva
Paulo Fonseca probabilmente, al di là dei mugugni e delle liti di spogliatoio - i casi Leao e Theo Hernandez sono esemplificativi in tal senso - che hanno condizionato la sua avventura sulla panchina rossonera (e forse pure minato la sua leadership), paga le lacune difensive messe ripetutamente in mostra dalla squadra. Tanti, troppi i gol subiti e le occasioni da rete concesse agli avversari, tanto in Italia quanto in Europa. Il Milan è sempre andato in grossa difficoltà contro squadre chiuse e abili nel ripartire in velocità a campo aperto (vedi le sfide contro Parma e Cagliari). La retroguardia del Diavolo, spesso troppo alta e mal posizionata, non ha mai trovato i giusti equilibri. Al contrario, la fase offensiva è stata spesso brillante e convincente: il 4-2-3-1 messo a punto dal tecnico portoghese prevedeva innanzitutto la valorizzazione delle corsie esterne, con Leao, Chukwueze e Pulisic protagonisti assoluti grazie alla loro velocità e alla loro cifra tecnica. Proprio in occasione del derby vinto contro l’Inter Fonseca varò un attacco con Morata trequartista “atipico” e Abraham centravanti: sembrava aver trovato la quadratura del cerchio.
Altra lacuna la mancanza di personalità in certe partite
I suoi gol il Milan, di fatto, li ha sempre segnati. Ai rossoneri in qualche circostanza ha fatto difetto la personalità (vedi la sfida di Champions League contro il Leverkusen o la sconfitta di San Siro col Liverpool) e l’equilibrio di squadra, con specifico riferimento alla tenuta difensiva. Ora è possibile che, con l’ingaggio del nuovo mister Sergio Conceicao, un elemento come Tomori torni al centro del progetto: Fonseca, ultimamente, l’aveva utilizzato col contagocce.
Che ne sarà del nuovo Milan?
Di certo il nuovo Milan è un rebus da mal di testa, un punto interrogativo grande come una casa. La Supercoppa Italiana, in programma tra pochi giorni in Arabia Saudita, darà le prime, sommarie indicazioni circa la filosofia calcistica che Conceicao intende sposare. Ma qui si tratta anche, se non soprattutto, di ricostruire un ambiente e di ricompattare una tifoseria inferocita con la proprietà per la gestione, oggettivamente discutibile, della breve e travagliata era Fonseca.